Data pubblicazione: 27-mar-2021

La proposta culturale della FLC CGIL Pavia in vista delle celebrazioni del 76° anniversario della…

«Cosa si celebra il 25 aprile?»

«La fine della guerra»; «La libertà»; spallucce; «La grigliata»; «La primavera».

Sono alcuni dei riscontri che si ottengono (davvero, compreso gli ultimi degli spiritosi) da molte più persone di quante si possa credere. Non si tratta solo di studenti impreparati, ma di donne e uomini di ogni età e condizione.

Le reazioni di chi conosce la risposta corretta alla domanda, molto spesso, sono due diverse, ma quasi complementari. La prima consiste nel puntare gli occhi al cielo e lamentare l’ignoranza diffusa; la seconda, classica, è l’accusa alla scuola che non sa più istruire, cioè ai docenti che non sanno più insegnare. Ma è mai possibile che migliaia di insegnanti, con tanto di laurea e di esperienza, siano così incapaci di trasmettere un concetto così semplice? Non ci sarà forse altro, dietro questa confusione? A guardar bene, probabilmente qualcosa che sfugge c’è.

A partire dai primi anni Novanta, con la fine della prima Repubblica, si è diffusa in Italia una discutibile volontà di cambiare registro, di abbandonare la vecchia retorica, di raccontare le vicende storiche del Paese secondo una prospettiva diversa. Se si riflette un momento sulle risposte di cui dicevamo, a saltare all’occhio è la presenza di un vuoto, figlio del tentativo maldestro di rielaborazione della narrazione della Resistenza in chiave non divisiva e tutto il resto delle bizzarre esternazioni prive di ogni aggancio storicamente fondato.

Ma come tutti i vuoti storici, anche questo andava colmato. Così una vasta schiera di personaggi tanto in vista quanto interessati, hanno iniziato a tentare di inserirsi in questo spazio con scritti, dichiarazioni pubbliche via camera e, oggi, via social (giusto per andare a pescare proprio tra i giovani e creare una vera e propria schiera di novelli revisionisti). Di conseguenza, la noiosa lezione del prof. di storia ha iniziato a essere affiancata dall’intervista o dal post di chi aveva interesse a (e necessità di) giustificare le proprie posizioni, le proprie scelte.

Hanno preso fiato e altezza tonale, per queste vie, tutte quelle espressioni che in precedenza venivano soltanto sussurrate: «Quando c’era Lui»; «L’unico errore che ha fatto…»; «Si potevano lasciare le porte aperte!» Le donne e gli uomini che hanno fatto la Resistenza si sono visti circondare dai «Però…», dai «Ma…», dai «Certo…anche se…».

Confusione e vuoto, dunque, capaci di riempire ben più spazio che le scarse ore dedicate all’insegnamento della storia nelle scuole di ogni ordine e grado (ridotte, lo ricordiamo, con le ultime riforme scolastiche, fino a giungere all’invenzione della geo-storia in alcuni indirizzi della secondaria di secondo grado, figlia del passaggio dalle 3 alle 2 ore per l’insegnamento della storia e della geografia). Così i lavoratori della conoscenza hanno dovuto e devono combattere contro luoghi comuni per smantellare i quali servono strumenti chirurgici, capaci di agire con precisione ed escindere il falso storico di matrice populista per rimpiazzarlo con dati certi e fatti documentati.

Per tutto questo, noi della FLC CGIL Pavia, quest’anno abbiamo deciso di fare insieme a tutti voi un cammino di preparazione alla celebrazione della Festa della Liberazione dal fascismo e dall’occupazione nazista (a proposito, questa era la risposta esatta). Abbiamo pensato di farlo proponendo a tutti voi un percorso di letture utili ad accrescere la nostra conoscenza del periodo della Resistenza (1943-1945), ma soprattutto a rinfoltire la nostra cassetta degli attrezzi didattici.

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