Data pubblicazione: 21-apr-2021

Direzione 25: NOI PARTIGIANI – Memoriale della Resistenza italiana, a c. di G. Lerner e L. Gnocchi (Prefazione di Carla Nespolo)

Questa non è una recensione, non potrebbe esserlo. Perché una recensione comporta necessariamente anche un giudizio e non si può esprimere un giudizio su un «Memoriale della Resistenza italiana». Se proprio vogliamo dare un’etichetta a queste righe, possiamo parlare di segnalazione. NOI PARTIGIANI è una raccolta di testimonianze dirette di coloro che la lotta antifascista l’hanno fatta. L’idea di Gad Lerner e Laura Gnocchi è semplice e geniale allo stesso tempo: correre contro il tempo, girando per le case nella speranza di raccogliere quanti più racconti possibile. Sono le storie del partigianato dei molti che durante il regime erano ragazzi, ma che hanno preso una decisione. La decisione. Darsi da fare per abbattere il fascismo. Prezioso, nella realizzazione di questa raccolta, è stato il contributo dell’ANPI e dello SPI-CGIL, oltre a quello di numerosi volontari che si sono messi in gioco per far sì che molte testimonianze non andassero perdute. Oltre quattrocento interviste raccolte, molte delle quali hanno portato alla luce le storie di partigiani che non avevano mai ricevuto l’attenzione di nessuno, o che avevano sempre ritenuto i loro trascorsi di resistenza meno rilevanti rispetto a quelli di altri.

Rileggere oggi queste storie di ottantenni e novantenni, fa un effetto particolare. Ci dà esattamente il senso di come nessuno possa essere ritenuto “improduttivo”, specie se, come dice Carla Nespolo (insegnante e presidente dell’ANPI, scomparsa a ottobre dello scorso anno), si ricorda che gli antichi non usavano mai il termine “vecchio”, ma sempre quello di “saggio”, per definire coloro che erano in età avanzata. E non manca, Nespolo, di ricordare che «Anche se molti diritti scritti nella Costituzione purtroppo sono stati traditi, nessuno dei partigiani, seppur delusi, dirà mai “non lo farei più”». Abbiamo scelto questo testo per chiudere il nostro percorso in direzione 25 aprile, perché ci è sembrato corretto concludere in rispettoso silenzio, solo restando in ascolto delle parole di chi quella lotta l’ha fatta davvero. Perché noi, per quanto possiamo scrivere e discutere, la guerra non sappiamo nemmeno cosa sia. L’hanno fatta loro, per risparmiarcela.

Ivonne Trebbi: «Se devo pensare a “perché l’ho fatto”, perché ho fatto la partigiana, penso a questi ragazzi che venivano attaccati ai pali o agli alberi con un cartello che diceva: “Achtung, banditi!”. E invece erano solo dei disperati che volevano tornarsene a casa.»

Cicci Vandone: «Il motivo? Credo fosse perché non sopportava le imposizioni. Proprio come me. Che alle elementari rifiutai il ruolo di capomanipolo delle Piccole italiane offertomi dalla maestra. “Sarai quella che sta fuori e dice un-dué, un-dué alle compagne”, spiegò. “Neanche per sogno”, risposi, “Le mie compagne marciano come vogliono.” Mi scrisse una nota sul diario: “La maestra dice che sono una bestia.»

Primo Sammarchi: «Non mi vengano a dire che a Milano non si sapeva niente del binario 21 e di chi c’era su quei treni piombati che trasportavano i deportati nei campi di sterminio. Si sentivano gridare, poveretti, i prigionieri. E, dopo la partenza, dalle fessure dei carri merci buttavano bigliettini nella speranza che qualcuno i raccogliesse e portasse l’informazione alle loro famiglie.» «Ho provato a farlo anch’io (…) mi portarono in una stanza e cominciarono a picchiarmi: calci e pugni.»

Guido Ravenna: «Per andare a fare il partigiano scappai di casa. Avevo sedici anni.»

Ermenegildo Bugni: «Quale altra scelta avrebbe mai potuto compiere un ragazzo come me? Avevo solo nove anni nel 1936 quando una squadraccia fascista fece irruzione a casa nostra, a L’Aquila, per punire papà che si era lasciato sfuggire in pubblico un’imprecazione contro il Duce. (…) L’indomani, all’alba, lo rilasciarono in condizioni spaventose. Gli avevano infilato a forza un imbuto in bocca e lo avevano costretto a tracannare dell’olio lubrificante bruciato. Morì poco tempo dopo per via delle piaghe nello stomaco.»

Segnalazione di Giuseppe Virone

Nespolo, Carla. - Donna politica italiana (Novara 1943 - Roma 2020). Laureata in pedagogia, insegnante, di famiglia partigiana e antifascista, ha ricoperto, sin da giovane, incarichi istituzionali e politici. Nel 2017 è stata eletta presidente dell’ANPI (Associazione nazionale partigiani d’Italia), primo presidente donna e non partigiana, di cui dal 2011 è stata vicepresidente. (Enciclopedia Treccani, voce consultabile all’indirizzo: https://www.treccani.it/enciclopedia/carla-nespolo/.

Gad Lerner è editorialista di “Repubblica”. Ha ideato e condotto vari programmi d’informazione televisiva alla Rai, La7, e laeffe. Ha diretto il Tg1.

Laura Gnocchi è una giornalista. Ha diretto vrie testate, tra cui “Il Venerdì di Repubblica”.

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