Comunicato stampa della CGIL Pavia e della FLC CGIL Pavia

Data pubblicazione: 9-feb-2021 15.40.13

08/02/2021 - L’iniziativa della consigliera comunale di Fratelli d’Italia Paola Chiesa di distribuire nelle scuole il libro “Foiba Rossa” (...) offre un’occasione di dibattito e riflessione sui rischi che si corrono quando la memoria storica viene decontestualizzata e strumentalizzata per fini politici.

Il lavoro dello storico è quello di ricostruire e interpretare eventi e fenomeni passati, immersi nella loro complessità, quando la politica si erge a insegnante di storia, invece, spesso, si limita a vedere quelli eventi in bianco e nero. Per questo crediamo sia giusto che i bambini e i ragazzi imparino a scuola la Storia, senza che essa venga utilizzata come becero strumento di propaganda politica.

La politica che accusa ci sia “silenzio” sull’argomento, dovrebbe sapere che, invece, a scuola, di foibe se ne parla già. I nostri ragazzi non sono “tenuti allo scuro” dell’argomento, anzi! Quello che la scuola non dovrebbe fare però è trasformare la memoria di un evento drammatico in un’occasione per giocare una battaglia politica contemporanea.

La scuola deve offrire gli strumenti critici affinché i ragazzi siano in grado di comprendere gli avvenimenti nella loro totalità, di poter leggere anche libri di parte, poi, certo, riuscendo a distinguere la Storia dal punto di vista dei singoli testimoni, i quali, per forza di cose, portano con sé una loro memoria individuale e selettiva, non la Verità storica.

Per questo non è accettabile che la politica voglia “regalare” una particolare memoria solo per semplificare e falsificare la Storia. Così, ogni anno, ci troviamo davanti alle (stesse) forze politiche che selezionano la memoria delle Foibe per riscrivere e delegittimare le fondamenta antifasciste della nostra Repubblica.

Poco importa spiegare la complessità del fronte orientale italiano durante e dopo la Seconda guerra mondiale. Per prima cosa, ad esempio, l’occupazione e i crimini di guerra fascisti in Jugoslavia. Centinaia di villaggi vennero rasi al suolo; uomini, donne e bambini furono torturati, deportati in campi di concentramento e molti di loro fucilati in massa.

La giustificazione delle atrocità commesse derivava dalla convinzione che gli slavi fossero una razza di subumani, infatti, nella gerarchia delle razze, essi erano da porre solo un gradino più in alto di quella africana. Secondo il generale Mario Robotti in Jugoslavia si sarebbe “ammazzato troppo poco” e secondo un altro militare: “Gli sloveni dovrebbero essere ammazzati tutti come cani”.

Successivamente, in questo contesto, sono avvenute tra l’autunno del 1943 e la primavera-estate del 1945, le stragi perpetrate per mano dei partigiani comunisti sloveni, croati e italiani e, infine, non vanno dimenticate le vittime delle violenze subite dalla popolazione italiana nel lungo dopoguerra (1945-1956).

Le vittime italiane sul fronte orientale non rendono però l’Italia una vittima della guerra. La memoria di quelle vittime del conflitto (circa 5000 tra infoibati, fucilati, giustiziati e deportati) non cancella i “nostri” crimini fascisti, non rende meno grave la nostra partecipazione alla deportazione e allo sterminio, volontario e programmato, dei popoli che il regime considerava “inferiori”.

È la scuola che insegnerà l’impossibilità di paragonare i crimini di guerra con uno sterminio preordinato di una razza, quando la politica ripete ossessivamente il contrario.

Ed è per questi motivi che secondo noi la scuola non deve essere uno spazio di propaganda, ma un luogo in cui i ragazzi vengono invece educati a non essere vittime della strumentalizzazione politica per imparare liberamente a distinguere e a scegliere e ad avere ben chiaro che la razza è una sola: quella umana!

CGIL PAVIA, Debora Roversi

FLC CGIL PAVIA, Francesco Lucente