Buon Primo maggio a tutti i Lavoratori della Conoscenza!

Data pubblicazione: 30-apr-2021 15.25.12

E’ QUI LA FESTA?

Immaginate di essere invitati a una festa in primavera, facciamo il primo giorno di maggio; vi preparate per bene perché ci sono ospiti importanti, partite in anticipo per evitare ritardi, arrivate nella zona della festa e iniziate a sentire la musica. Ecco, ci siete quasi, l’ingresso deve essere lì, da qualche parte. Siete in anticipo, basta guardarsi un po’ attorno per trovare l’ingresso. Niente. Non c’è verso di capire da dove arrivi esattamente la musica. Inizia a farsi tardi e intanto vi accorgete che, insieme a voi, c’è sempre più gente che cerca l’ingresso senza trovarlo. Allora? Che si fa? Siamo in tanti, la musica si sente benissimo, tanto vale organizzarsi e iniziare a ballare lì dove ci si trova. Certo non è la stessa cosa, non si hanno gli stessi benefici di chi è dentro, ma prima o poi (siate fiduciosi) qualcuno indicherà la via per l’ingresso.

Una festa parallela, quella dei precari della scuola. Che intanto ballano come se fossero nel giardino, ma non lo sono. E dentro qualcuno inizia a chiedersi come mai non arrivino gli altri invitati. C’è bisogno di gente perché la festa riesca bene. Il rischio è che fallisca.C’è stato un tempo in cui il primo maggio era la festa dei lavoratori tutti. Un tempo in cui le parole dei grandi leader sindacali accendevano gli animi. Come nel 1953, quando Giuseppe Di Vittorio scriveva:“Il lavoro è creatore di beni; il lavoro eleva gli uomini, li rende migliori e li affratella; il lavoro è pace. Il Primo maggio, i lavoratori d’Italia e del mondo, esaltando il lavoro, ribadiscono la loro volontà di pace e riconfermano solennemente il Patto della loro solidarietà internazionale al disopra d’ogni frontiera di nazioni, di sistemi politici e sociali di razze e di religioni. Tutti fratelli gli uomini e le donne del lavoro.(…)Il Primo maggio è anche una giornata di rassegna delle forze organizzate del lavoro, di bilancio dei risultati conseguiti dalle loro lotte, di precisazione delle prospettive della loro marcia in avanti. Due fatti positivi sono da registrare: le forze della grande CGIL sono intatte e in pieno sviluppo; nuovi miglioramenti, anche se lievi, sono stati strappati, in favore dei lavoratori.” (1)Il sindacalista pugliese parla di lavoro senza distinguere tra stabile e precario. Sa con certezza che tutti lo comprendono.

Oggi le cose sono cambiate, paradossalmente, in peggio. Parlare di lavoro senza distinguere le condizioni dei singoli, o delle singole categorie, sarebbe impensabile. Con termini melensi come flessibilità, tempo determinato, stage, tirocinio, ecc., si è creato negli anni un sistema tale per cui i lavoratori sono diversi gli uni dagli altri. Alcuni festeggiano in giardino, altri ballano fuori. La musica è la stessa, ma a volte piove e, mentre chi è dentro può scappare dentro casa, gli esclusi devono ripararsi come possono, quando possono e per il tempo che possono.

La scuola e i suoi lavoratori sono esattamente in questa condizione. La FLC-CGIL stima, per l’anno venturo, circa 240 mila posti da coprire, tra organici di diritto e di fatto, a cui vanno aggiunte tutte le supplenze di volta in volta necessarie, sia per il corpo docente che per il personale ATA. Si sta lavorando con graduatorie in molti casi errate, con tempi interminabili per la verifica dei titoli e le conseguenti rettifiche.

Se, come diceva Di Vittorio, il Primo maggio è tempo di bilanci, quello dei lavoratori della scuola italiana non può che essere, come si suol dire, in rosso. Migliaia di giovani, anche quest’anno, stanno sorreggendo sulle loro spalle il peso di un sistema che, come la festa di cui stiamo raccontando, rischia di fallire. Fallire in cosa? Nella sua missione educativa, che è la formazione delle prossime generazioni, nelle cui mani sarà, giocoforza, il destino del Paese tra non molto tempo (nonostante la miopia di molti). Migliaia di studenti si troveranno, il prossimo anno, davanti a un nuovo docente, che dovranno conoscere, che avrà un suo metodo, un suo stile di insegnamento, diverso dal precedente. Finisce il primo quadrimestre prima che il meccanismo sia del tutto funzionante. Mezzo anno! I corridoi delle scuole sono pieni di insegnanti precari che esultano a braccia alzate quando i loro alunni rispondono bene alle domande, che si fanno scuri in viso per una classe con una media bassa, che fanno tutto ciò che si dice loro di fare senza mai lamentarsi, perché sono donne e uomini a cui basta entrare in classe per sentirsi meglio. La continuità? Vale solo per mantenere in essere il vincolo quinquennale, ma non dilunghiamoci su questo, almeno oggi, che è festa. Che è la festa di tutto il mondo del lavoro.

Intanto dentro si sparge la notizia: molti invitati ballano fuori perché non trovano l’ingresso. Si inizia a discutere su chi far entrare. Certo serve un po’ di gente, ma ormai fuori ce n’è troppa. Può entrare chi balla fuori da tre ore; chi è vestito meglio; chi parla almeno due lingue; chi conosce la capitale dell’Uzbekistan. La discussione si accende. La festa si trasforma in un talk show, mentre di là del muro qualcuno inizia a essere stanco, torna a casa. Ogni anno la stessa storia, si balla su note che arrivano da quel giardino. Sempre lo stesso. Prima o poi riuscirà entrare e fare la fatidica domanda: è qui la festa?

Buon Primo maggio a tutti i Lavoratori della Conoscenza!