Scuola secondaria: abolito il FIT si torna al concorso abilitante.

Data pubblicazione: 10-nov-2018 17.15.51

Poche risposte per i precari con 3 anni di servizio e troppi vincoli nell’accesso per i laureati.

Gli interventi contenuti nel DDL Bilancio di fatto cancellano il FIT e la formazione iniziale previsti dal DLgs 59/17, che vengono sostituiti da un concorso pubblico nazionale, indetto su base regionale e interregionale, che avrà carattere abilitante e farà accedere a un percorso annuale di formazione iniziale e prova.

Vediamo in dettaglio cosa prevede.

Le valutazioni della FLC CGIL

Se una semplificazione del FIT si rendeva necessaria, anche vista l’eccessiva durata del percorso, con queste modifiche ci sembra che la formazione in ingresso divenga troppo sacrificata. Oltretutto i percorsi da 24 CFU non hanno avuto un carattere particolarmente qualificante e formativo, anche a causa dei numeri altissimi di pacchetti formativi che gli Atenei e le istituzioni AFAM hanno dovuto erogare, oltre che per limiti intrinseci al percorso stesso. Si disperde quindi un patrimonio di collaborazione tra scuola e università che avrebbe potuto essere preservato, senza per forza allungare la formazione che precede l’assunzione, semplicemente rinviando al post assunzione in ruolo il momento formativo con tempi distesi e modalità di alto livello qualitativo.

Per i docenti con 3 anni di servizio la quota del 10% è assolutamente insufficiente ed è gravissimo che dopo le attese legate alla fase transitoria questi docenti vedano l’esperienza e il lavoro che hanno svolto nelle scuole così poco valorizzato.

L’obbligo di permanenza di 4 anni nella scuola in cui si è superato l’anno di prova è uno strumento coercitivo, che tra l’altro invade il campo contrattuale, e rischia un effetto boomerang: ovvero di dissuadere tanti laureati a concorrere nelle altre regioni.

I limiti nell’accesso alle procedure di sostegno sono un passo indietro, a oggi sono pochissimi i docenti specializzati e ogni anno più di 40.000 cattedre vengono assegnate ai docenti precari privi del titolo. Di fronte a questa situazione lo stato invece di assumerli e formarli condanna questo settore alla precarietà e alle disfunzioni provocate dalla mancanza di continuità didattica.

Sui limiti di accesso alla procedura in relazione ad una sola classe di concorso siamo fortemente contrari e ci sembra una grave limitazione per i laureati e per chi vuole accedere alla professione. È una scelta che danneggia la scuola perché limita le possibilità di formazione e in caso di sovrannumero riduce la possibilità di ricollocazione.

Sulla tempistica permane il problema più grosso: quest’anno più di 32.000 cattedre, perlopiù afferenti alla scuola secondaria, sono rimaste scoperte e certamente il concorso, che sicuramente va bandito, da solo non basterà a far fronte all’assegnazione del contingente 2018/2019 e tanto meno di quello 2019/2020.

Su tutte queste tematiche presenteremo emendamenti specifici coerentemente con le nostre analisi e li sosterremo con iniziative di confronto e di lotta nelle sedi politiche e istituzionali.