Notiziario maggio 2021

Notiziario sindacale della FLC CGIL di PAVIA da affiggere all'albo sindacale della scuola, ai sensi dell'art. 25 della legge n. 300  del 20.5.70

E’ QUI LA FESTA?

A tutti di docenti precari, che in questi anni hanno sorretto il sistema scolastico

Immaginate di essere invitati a una festa in primavera, facciamo il primo giorno di maggio; vi preparate per bene perché ci sono ospiti importanti, partite in anticipo per evitare ritardi, arrivate nella zona della festa e iniziate a sentire la musica. Ecco, ci siete quasi, l’ingresso deve essere lì, da qualche parte. Siete in anticipo, basta guardarsi un po’ attorno per trovare l’ingresso. Niente. Non c’è verso di capire da dove arrivi esattamente la musica. Inizia a farsi tardi e intanto vi accorgete che, insieme a voi, c’è sempre più gente che cerca l’ingresso senza trovarlo. Allora? Che si fa? Siamo in tanti, la musica si sente benissimo, tanto vale organizzarsi e iniziare a ballare lì dove ci si trova. Certo non è la stessa cosa, non si hanno gli stessi benefici di chi è dentro, ma prima o poi (siate fiduciosi) qualcuno indicherà la via per l’ingresso. Una festa parallela, quella dei precari della scuola. Che intanto ballano come se fossero nel giardino, ma non lo sono. E dentro qualcuno inizia a chiedersi come mai non arrivino gli altri invitati. C’è bisogno di gente perché la festa riesca bene. Il rischio è che fallisca. C’è stato un tempo in cui il primo maggio era la festa dei lavoratori tutti. Un tempo in cui le parole dei grandi leader sindacali accendevano gli animi. Come nel 1953, quando Giuseppe Di Vittorio scriveva: “Il lavoro è creatore di beni; il lavoro eleva gli uomini, li rende migliori e li affratella; il lavoro è pace. Il Primo maggio, i lavoratori d’Italia e del mondo, esaltando il lavoro, ribadiscono la loro volontà di pace e riconfermano solennemente il Patto della loro solidarietà internazionale al disopra d’ogni frontiera di nazioni, di sistemi politici e sociali di razze e di religioni. Tutti fratelli gli uomini e le donne del lavoro. (…) Il Primo maggio è anche una giornata di rassegna delle forze organizzate del lavoro, di bilancio dei risultati conseguiti dalle loro lotte, di precisazione delle prospettive della loro marcia in avanti. Due fatti positivi sono da registrare: le forze della grande CGIL sono intatte e in pieno sviluppo; nuovi miglioramenti, anche se lievi, sono stati strappati, in favore dei lavoratori.” Il sindacalista pugliese parla di lavoro senza distinguere tra stabile e precario. Sa con certezza che tutti lo comprendono. Oggi le cose sono cambiate, paradossalmente, in peggio. Parlare di lavoro senza distinguere le condizioni dei singoli, o delle singole categorie, sarebbe impensabile. Con termini melensi come flessibilità, tempo determinato, stage, tirocinio, ecc., si è creato negli anni un sistema tale per cui i lavoratori sono diversi gli uni dagli altri. Alcuni festeggiano in giardino, altri ballano fuori. La musica è la stessa, ma a volte piove e, mentre chi è dentro può scappare dentro casa, gli esclusi devono ripararsi come possono, quando possono e per il tempo che possono. La scuola e i suoi lavoratori sono esattamente in questa condizione. La FLC-CGIL stima, per l’anno venturo, circa 240 mila posti da coprire, tra organici di diritto e di fatto, a cui vanno aggiunte tutte le supplenze di volta in volta necessarie, sia per il corpo docente che per il personale ATA. Si sta lavorando con graduatorie in molti casi errate, con tempi interminabili per la verifica dei titoli e le conseguenti rettifiche. Se, come diceva Di Vittorio, il Primo maggio è tempo di bilanci, quello dei lavoratori della scuola italiana non può che essere, come si suol dire, in rosso. Migliaia di giovani, anche quest’anno, stanno sorreggendo sulle loro spalle il peso di un sistema che, come la festa di cui stiamo raccontando, rischia di fallire. Fallire in cosa? Nella sua missione educativa, che è la formazione delle prossime generazioni, nelle cui mani sarà, giocoforza, il destino del Paese tra non molto tempo (nonostante la miopia di molti). Migliaia di studenti si troveranno, il prossimo anno, davanti a un nuovo docente, che dovranno conoscere, che avrà un suo metodo, un suo stile di insegnamento, diverso dal precedente. Finisce il primo quadrimestre prima che il meccanismo sia del tutto funzionante. Mezzo anno! I corridoi delle scuole sono pieni di insegnanti precari che esultano a braccia alzate quando i loro alunni rispondono bene alle domande, che si fanno scuri in viso per una classe con una media bassa, che fanno tutto ciò che si dice loro di fare senza mai lamentarsi, perché sono donne e uomini a cui basta entrare in classe per sentirsi meglio. La continuità? Vale solo per mantenere in essere il vincolo quinquennale, ma non dilunghiamoci su questo, almeno oggi, che è festa. Che è la festa di tutto il mondo del lavoro. Intanto dentro si sparge la notizia: molti invitati ballano fuori perché non trovano l’ingresso. Si inizia a discutere su chi far entrare. Certo serve un po’ di gente, ma ormai fuori ce n’è troppa. Può entrare chi balla fuori da tre ore; chi è vestito meglio; chi parla almeno due lingue; chi conosce la capitale dell’Uzbekistan. La discussione si accende. La festa si trasforma in un talk show, mentre di là del muro qualcuno inizia a essere stanco, torna a casa. Ogni anno la stessa storia, si balla su note che arrivano da quel giardino. Sempre lo stesso. Prima o poi riuscirà entrare e fare la fatidica domanda: è qui la festa? 

Buon Primo maggio a tutte le Lavoratrici e a tutti i Lavoratori della Conoscenza!


SCUOLA D’ESTATE, COSA SAPPIAMO, COSA PENSIAMO

Piano estate: 510 milioni di euro alle scuole. Il Ministero dell’Istruzione incontra i sindacati

Senza un testo su cui confrontarsi, l’Amministrazione ha fornito l’informativa relativa all’assegnazione alle scuole di oltre mezzo miliardo di euro. La FLC CGIL reclama gli impegni concreti sul patto per la scuola e su un decreto ad hoc per superare le emergenze endemiche del sistema scolastico. L’amministrazione ha informato le organizzazione sindacali sull’imminente emanazione di una nota ministeriale che annuncia l’assegnazione alle scuole di risorse destinate ad attività di rinforzo delle competenze relazionali e disciplinari, da svolgersi durante il periodo estivo. Tali attività rientreranno nell’autonoma progettazione delle scuole attraverso il coinvolgimento degli Organi Collegiali e saranno affidate a personale interno, di ruolo o precario, o esterno mediante contratti per beni e servizi con realtà associative del territorio. L’adesione dei docenti sarà volontaria. Le risorse destinate ammontano complessivamente a 510 milioni di euro di cui 320 milioni dai Fondi Pon, distribuiti in base alle procedure previste dagli stessi, 150 milioni ripartiti in base alla popolazione scolastica, ulteriori 40 milioni ex legge 440 per le scuole che parteciperanno. ai bandi del Ministero dell’Istruzione. Attraverso Indire verrà assicurato alle scuole adeguato supporto tecnico-amministrativo. La FLC CGIL nel suo intervento ha rilevato un grave problema di metodo: una convocazione su un tema così importante con pochissimo preavviso e senza un testo su cui confrontarsi è un grave attacco alle corrette relazioni sindacali. Si tratta di decidere della destinazione di oltre mezzo miliardo di euro senza poter entrare nella concretezza di un documento scritto. Abbiamo chiesto quindi di aggiornare l’incontro dopo avere preso visione della bozza della nota annunciata. Abbiamo inoltre espresso la nostra contrarietà e preoccupazione rispetto al mancato avvio del confronto sul Patto per la Scuola che dovrebbe costituire la cornice entro cui si collocano i singoli provvedimenti e al silenzio calato su uno specifico decreto che affronti le emergenze da noi rappresentate in diversa occasione, a partire dalla conferma dell’organico “covid” e dall’ampliamento dell’organico ATA. Abbiamo inoltre rilevato come l’informativa non abbia dato alcuna rassicurazione sull’aggiornamento dei protocolli di sicurezza né sulle modalità di reclutamento e sulla tipologia di rapporto di lavoro che le scuole dovrebbero instaurare con il personale. A questo proposito, abbiamo ribadito con forza la necessità di tutela delle lavoratrici e dei lavoratori attraverso l’applicazione del contratto nazionale e di pieno coinvolgimento di tutta la comunità educante nella predisposizione delle attività estive, a partire dagli Organi Collegiali e dalle RSU.


PON “Per la Scuola”: pubblicato l’avviso relativo al Piano scuola estate 2021

Risorse pari 320 milioni di euro. Presentazione delle istanze di partecipazione entro il 21 maggio 2021. Coinvolte le scuole del I e II ciclo e i CPIA.

L' autorità di gestione del Programma Operativo Nazionale “Per la scuola – Competenze e ambienti per l’apprendimento” 2014-2020, con nota 9707 del 27 aprile 2021, ha emanato l’Avviso pubblico relativo alla “Realizzazione di percorsi educativi volti al potenziamento delle competenze e per l’aggregazione e la socializzazione delle studentesse e degli studenti nell'emergenza covid-19”. L’avviso è rivolto alle scuole statali e paritarie primarie e secondarie di I e II grado  ai CPIA. Le risorse disponibili sono pari a 320 milioni di euro e rientra nelle azioni denominate «La Scuola d’estate. Un “ponte” per il nuovo inizio» di cui alla nota 643 del 27 aprile 2021. Le risorse disponibili sono destinate per circa il 70% alle regioni cosiddette “in ritardo di sviluppo” (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia), per circa il 10% alle regioni in transizione (Abruzzo, Molise e Sardegna) e per il rimanente 20% circa alle altre regioni (Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Toscana, Umbria e Veneto nonché le istituzioni scolastiche statali delle Province autonome di Trento e Bolzano, in virtù degli Accordi sottoscritti rispettivamente in data 16 febbraio 2017 e in data 11 aprile 2019). Le scuole devono inserire la proposta progettuale sul Sistema informativo di gestione della programmazione unitaria (GPU) collegandosi all’indirizzo: www.istruzione.it/pon/ e caricando la documentazione richiesta  trasmettere la candidatura firmata digitalmente dal Dirigente scolastico o, su sua delega, dal DSGA, completo di tutte le dichiarazioni, sulla piattaforma finanziaria “Sistema Informativo Fondi (SIF) 2020”. Queste operazioni possono essere effettuate dalle ore 15.00 del giorno 28 aprile 2021 alle ore 15.00 del giorno 21 maggio 2021. Da segnalare che l’Avviso presenta non poche criticità che ne rischiano di scoraggiare la partecipazione delle scuole. Innanzitutto un’eccessiva frammentazione della progettazione in moduli da 30 ore, a fronte di modalità di gestione e rendicontazione molto complesse. Inoltre non è chiaro perché le scuole dovrebbero costituire reti visto che tutti gli oneri di gestione amministrativo-contabile ricadono sulla scuola capofila senza alcuna risorsa aggiuntiva. Riguardo all’individuazione del personale che realizzerà i percorsi educativi, nel caso non vi fosse disponibilità del personale interno alle istituzioni scolastiche, la FLC CGIL chiede al Ministero dell’Istruzione di verificare la possibilità di utilizzare con priorità il personale inserito nelle GPS coerenti con l’attività da realizzare. Su questi problemi la FLC chiederà la convocazione urgente di un incontro sull’applicazione dell’Avviso. A questo link la scheda di lettura della nota 9707/21 con approfondimenti su Conferimento degli incarichi al personale interno ed esterno in base alle attuali disposizioni Compensi del personale impegnato nel progetto.


Il fardello dei presidi

I dirigenti scolastici si sono trovati a gestire, spesso in solitudine, una situazione resa durissima dalla pandemia, ma che affonda le sue radici nei tagli subiti negli ultimi anni dal sistema. Bisogna invertire la rotta e investire nell'istruzione a partire dalle risorse del Pnrr.

di Roberta Fanfarillo

(https://www.collettiva.it/copertine/italia/2021/04/26/news/il_fardello_dei_presidi-1045355/

L’uragano della pandemia si è abbattuto anche sulla scuola, gettando una luce più diretta sui tanti problemi di cui essa soffre e di cui finora sembravano accorgersi solo gli addetti ai lavori: edifici scolastici inadeguati e privi di manutenzione da decenni; arredi e laboratori obsoleti; aule inadeguate all’aumento del numero di alunni per classe, dovuto ai tagli operati sulla scuola per ottenere risparmi immediati con il pretesto di una presunta razionalizzazione della spesa; carenza di personale stabile; eliminazione del servizio di medicina scolastica; istituzioni scolastiche ipertrofiche rispetto ai parametri del dimensionamento ottimale che aveva fissato a 900 il numero massimo di alunni di ciascuna scuola. A tutto questo si è aggiunta, nel lungo periodo di lockdown dello scorso anno, la difficoltà delle scuole e dei dirigenti scolastici a gestire l’applicazione della didattica a distanza (una pratica antitetica alle dinamiche necessarie alla crescita individuale e sociale che solo l’interazione diretta tra alunni e docenti può attivare) rivelatasi uno strumento discriminante che non garantisce livelli di partecipazione uguali per tutti, a causa della diffusione ineguale delle infrastrutture tecnologiche in ogni parte del Paese e del numero troppo alto di alunni privi delle apparecchiature informatiche necessarie. La chiusura dell’anno scolastico non è stata meno complessa: normativa ad hoc per scrutini ed esami, elaborazione dei piani di integrazione delle programmazioni didattiche da completare nell’anno successivo e dei piani di apprendimento individualizzato per il recupero degli obiettivi non acquisiti. Tra mille difficoltà e in presenza di una situazione di timido miglioramento dei dati della pandemia, i dirigenti scolastici hanno gestito anche questa fase molto complessa, per assicurare l’attuazione di tutte le misure che hanno salvaguardato la validità di un anno scolastico anomalo che passerà alla storia. Poi, durante l’estate scorsa, gli stessi dirigenti hanno coordinato le attività necessarie per garantire la piena ripresa dell’attività in presenza a settembre, il restyling di locali e arredi, il distanziamento dei banchi monoposto, l’acquisto di mascherine, la predisposizione dell’aula Covid, il protocollo di pulizia e sanificazione dei locali, la nomina del referente Covid che avrebbe dialogato con l’apposto dipartimento di prevenzione istituito presso le Asp per l’efficace gestione dei casi di positività tra personale e alunni. Come se l’anno scolastico che stava per cominciare dovesse essere un anno normale, nel quale lasciarsi alle spalle per sempre il bollettino quotidiano dei morti delle ore 18, il lungo lockdown, le aule vuote, la paura. La realtà con cui la scuola si è confrontata in questi lunghi e difficilissimi mesi è stata ben diversa dalle aspettative: i rigorosi protocolli anti-contagio, faticosamente elaborati e attivati dalle scuole, sono spesso saltati per il ritardo nella consegna dei banchi monoposto, per i lavori di adeguamento richiesti e mai realizzati, per le cattedre rimaste scoperte fino a gennaio. Per non parlare della difficoltà a reperire i supplenti. In più, all’esterno, c’era una realtà fatta di assembramenti incontrollati, mezzi di trasporto stracolmi, interlocuzioni spesso difficili con le Asl, tracciamenti saltati alla prima impennata dei contagi. Dopo appena un mese dall’inizio delle lezioni, la certezza di poter assicurare l’intero anno scolastico in presenza ha cominciato a vacillare, le attività didattiche del secondo ciclo sono state rimodulate e alternate alla didattica a distanza, gli orari di ingresso slittati, l’Italia divisa in fasce di rischio. Con la seconda e terza ondata della pandemia la scuola ha pagato un prezzo ancora più alto di quello dello scorso anno, subendo lo scontro di poteri tra centro e periferia e vedendo sacrificata l’autonomia scolastica alle scelte spesso contraddittorie di amministratori locali e presidenti regionali. Mentre si avvicina nuovamente la fine dell’anno scolastico e già si pensa alla ripartenza di settembre, con l’enorme carico del learning lost cognitivo e socio- emozionale che peserà su un’intera generazione, è necessario che l’esperienza della pandemia diventi l’occasione per riparare alle conseguenze dei tagli che si sono abbattuti negli ultimi dieci anni sulla scuola e utilizzare le risorse ingenti del Pnrr, che il Governo sta predisponendo, per investire finalmente sulle dimensioni delle scuole, sull’estensione del tempo scuola, su un piano nazionale di rinnovamento dell’edilizia scolastica, sulla valorizzazione e stabilizzazione del personale e sulla sua retribuzione, sull’innovazione didattica. Nel marzo del 2018 la Flc Cgil, in una situazione certo molto diversa da quella attuale, ha illustrato nel convegno nazionale La

scuola che verrà le proposte per consegnare alle nuove generazioni una scuola di qualità, indicando i settori in cui era necessario investire per restituire all’istruzione il ruolo di leva strategica per il futuro del Paese. La pandemia non ha cambiato quelle priorità, le ha rese solo ancora più urgenti, assicurando le risorse necessarie per realizzarle. Occorre ora, con il contributo di tutti, dare finalmente alla scuola pubblica statale l’attenzione e le risorse indispensabili per mettere mano al complesso lavoro che nei prossimi anni dovrà renderla migliore. E non mancheranno nemmeno in questo momento l’impegno e il contributo dei dirigenti scolastici che della passione per il loro lavoro e per la scuola hanno dato prova anche nei difficili mesi che speriamo di lasciarci presto alle spalle.

Roberta Fanfarillo è la responsabile nazionale dirigenti scolastici della Flc.